lunedì, novembre 24

EMPEIRIA

Su cosa possiamo fare affidamento quindi per migliorarci? Analizziamo brevemente i tipici passi che possiamo muovere verso una formazione universale.

- L'accumulo di beni materiali, che rappresentano il nostro successo della vita. Tuttavia ció é esterno a noi stessi e proiettiamo su di loro una finta felicitá come materializzazione dei nostri desideri.

- L'accumulo di nozioni fini a se stesse e scollegate dalla comprensione e dalla concretezza, ovvero la cultura umanistica con cui siamo educati dalla societá occidentale, che non é capace di vedere oltre; pertanto ció che otteniamo sono solo opinioni.

- Il relativismo di riconoscere gli individui come tutti diversi e la caduta di valori che identifica l'uomo come animale dominato quindi solo dall'istinto, porta al rifiuto dei beni materiali e all'anarchia di soddisfare i nostri desideri invece di proiettarli su degli oggetti materiali.

- La razionalitá scientifica, che permette al mondo di manifestare la sua perfetta bellezza e di essere capito; tuttavia essa si limita ad osservare (esperimento o simulazione) e a costruire modelli di comprensione. Le opinioni diventano oggettive, ma é raro che il rapporto con la natura diventi abbastanza profondo da superare l'osservazione, in quanto non sempra razionalizzare significa capire.

- L'esperienza personale, vero anello mancante, in quanto a priori persino nella scienza é possibile autoconvincersi di qualsiasi cosa e del suo contrario; ció accade perché nel ragionamento sfumato della mente, é facile perturbare lievemente una premessa ottenendo drammatici sconvolgimenti nelle conclusioni.

Notiamo come ogni punto di questa lista non possa essere classificato come giusto o sbagliato, ma é fondamentale che ciascuno sia vissuto per trarne un insegnamento, in quanto c'é un grande limite nello studio e nella comunicazione: il linguaggio [1]. La cultura é iniziata con il linguaggio, la scienza l'ha reso razionale ed oggettivo ma questo non basta, é necessaria un'esperienza soggettiva che superi i limiti intrinseci imposti dal suo utilizzo.

[1] Ludwig Wittgenstein, "The limits of my language are the limits of my mind. All I know is what I have words for." 

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